Elogio del dubbio by Victoria Camps

Elogio del dubbio by Victoria Camps

autore:Victoria Camps
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2021-06-23T00:00:00+00:00


6. Smettere di pensare

«Non desideriamo niente per il fatto che lo giudichiamo buono, ma viceversa diciamo buono ciò che desideriamo.» Questa affermazione, che sembra sovvertire tutto l’ordine morale, è una delle più celebri dell’Etica di Spinoza. È realmente sovversiva, perché afferma che è impossibile desiderare ciò che non è giusto, né conveniente o utile per l’essere umano. In altre parole, non esistono desideri inadeguati che debbano essere repressi perché la propria condotta non si allontani dal bene.

La chiave per comprendere il senso dell’affermazione di Spinoza è la sua definizione di desiderio. Lo definisce come l’appetito cosciente di sé stessi. Vale a dire, la cosa fondamentale è l’appetito, è l’impulso istantaneo che ci porta a desiderare qualcosa. L’uomo, a differenza degli animali non razionali, si distingue perché è consapevole dei propri appetiti, quindi può convertirli o meno in desideri. La voglia di bere un bicchiere d’acqua quando si ha sete, di avvicinarsi al calore del fuoco quando si sente freddo, di cercare compagnia quando ci si sente soli si manifesta sotto forma di un desiderio che porta a cercare l’acqua, ad accendere il fuoco o a chiamare un amico. In tutti i casi si tratta del desiderio di contrastare una certa avversità che infastidisce. Desiderare è necessario, perché senza desiderio non c’è azione. Con questo Spinoza intende che il desiderio è sempre qualcosa di positivo, qualcosa che «pertiene alla natura», per dirlo con il linguaggio del filosofo.

Questa e altre idee simili portano Spinoza a costruire un sistema etico in cui la ragione e l’affetto vanno di pari passo. Non è la ragione che deve reprimere gli affetti, piuttosto questi devono essere modificati, non repressi, perché la guida della ragione sia efficace. Il desiderio è imprescindibile perché spinge ad agire, a cercare ciò che si considera giusto e che può essere manifestato come oggetto di necessità, perché non si parla di un mero impulso, quanto di una voglia che, poiché tale, è cosciente. Chi dice «desidero la tal cosa» è un soggetto che parla, che al di là dell’affetto possiede anche l’uso della ragione e del linguaggio, strumenti che gli permettono di rendere esplicito ciò che sente e desidera, trasformarlo in parole e allo stesso tempo ragionarci e dare una spiegazione del perché lo vuole. In linea di principio, Spinoza non ammette la dicotomia tradizionale tra desideri giusti e sbagliati, o tra ciò che si deve e ciò che non si deve fare. In contrasto con la morale della tradizione cristiana che si accanisce nel porre limiti al desiderio («non desiderare la roba d’altri», «non desiderare la donna d’altri»), nell’etica di Spinoza il desiderio in principio è positivo, perché incrementa le azioni e queste non possono avere altro fine se non quello che impone la legge del conatus, unico imperativo etico che ammette il filosofo e che è, contemporaneamente, una legge della natura: «Ogni cosa, per quanto è in essa, si sforza di perseverare nel suo essere.» Desiderare qualcosa è desiderare di continuare a vivere e di vivere meglio. Questo e nient’altro deve essere l’oggetto del desiderio.



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